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Saverio Marconi sta preparando a Parigi un musical da "Otto e mezzo" per il celebre teatro PARIGI - L'atrio delle Folies Bergère, tappezzato di pesanti moquettes, sovraccarico di decorazioni anni Venti, abitato dai fantasmi di tutti i più illustri attori e cantanti francesi "entre deux guerres" (nominatene uno, da Joséphine Baker a Jean Gabin, da Mistinguett a Maurice Chevalier, e lo troverete), presenti due fantastici coloratissimi cavalli di cartapesta nonché le celeberrime colonne, è anche il luogo dove si prova Nine, titolo non tradotto, ma testo e canzoni si, in francese. Per la prima volta per questo musical tratto da "8 e mezzo" di Fellini i francesi chiamano un italiano ad affrontare la sfida. Nel caso specifico, il regista dello spettacolo è quel nostro Saverio Marconi, che da alcuni anni, con la sua Compagnia, La Rancia, mette in scena in Italia alcuni grandi musical di Broadway tradotti in italiano con successo crescente. "Per la prima volta - dice subito Marconi - lavoro con una struttura produttiva che non è la mia, la mia solita, cui io partecipo attivamente. Ma sono stato fortunato, molto fortunato". E in effetti, seguendo le prove per un paio di giorni, tutto sembra svolgersi con la più tranquilla sicurezza. I macchinisti stanno finendo di montare la scena, abbastanza severa bianca e grigia, varie tonalità di grigio, ache senza le luci sembra molto suggestiva. "L'idea di questa scena?" spiega Marconi. "Il rigore e l'assenza di colori vivi. Chiaramente l'ispirazione dal bianco e nero di 8 e mezzo. Vorrei ricordare che dopo questo film Fellini non ha mai più girato in bianco e nero e che, prima, aveva fatto un unico esperimento con il colore in un film a episodi (Le tentazioni del dottor Antonio, con Peppino De Filippo e Anita Ekberg). Per di più, ho trovato uno scenografo-costumista con cui mi intendo perfettamente, David Belugou". Belugou è giovanissimo, appena trent'anni, ma precedenti di tutto rispetto: allievo e assistente di Pier Luigi Pizzi, ha lavorato a lungo con il gruppo di Penchénat (ricordate Le Bal, anche come film di Scola?), scene e costumi per l'Opera di Ginevra, per l'Opera Comique e già un precedente in Musical: Kiss Me Kate, versione francese, al Mogador, nel 1992. "Fellini fa venire i brividi" dice Marconi. "Che spudoratezza, mettere le mani su una cosa che è sua, une cosa molto affascinante, ma che fa proprio paura. 8 e mezzo! Pensate!". Gli facciamo notare che 8 e mezzo è l'origina primaria, per cosi dire, lui sta mettendo in scena un musical, tratto si da 8 e mezzo, ma chiamato Nine e che ha, ormai, una sua vita autonoma. "Ma si, certo. Ne ho viste diverse versioni: quella canonica a Broadway con Raul Julia, un'altra in Usa di una compagnia di giro, e poi quella di Londra, che, certo, era molto differente". Più europea? "Più vicina a noi europei, si certo. Ed è stata proprio quella edizione inglese (Donmar Warehouse, 6 dicembre 1996) che ha fatto venire l'idea a Hélène Martini, direttrice delle Folies Bergère, di realizzarne un'edizione francese. Pare che abbia detto: voglio un regista italiano e, attraverso un agente sono arrivati a me. Certo tutta l'operazione è stata condotta a passo di carica. Mi hanno letteralmente incalzato per la decisione, anche perché tutti i tempi di produzione erano già fissati e anche la date del debutto... Nine, per fortuna, lo conoscevo bene. Ho proposto una mia idea di realizzazione, sono stati d'accordo, ed eccoci qua. Debutto il 16 settembre". Un gruppo di ragazze (le future interpreti della produzione) accompagnate dal pianista, stanno perfezionando una scena cantata; intanto le ultime due candidate al ruolo della Saraghina, entrambe italiane e napoletane, aspettano per un'audizione/spareggio; il protagonista Jérôme Pradon, nel ruolo, appunto di Guido Contini, alza la testa dal copione che sta studiando. Una troupe della Rai, che realizzerà un documentario sur questo Nine, è in paziente atessa dopo aver piazzato luci e macchine. Approfittantdo di una pausa si riesce a mettere le mani su un copione, l'eccellente adattamento francese di Eric-Emmanuel Schmitt, autore teatrale a sua volta pluripremiato e molto tradotto, autore anche di quel Variations Enigmatiques che ha segnato, nella stagione scorsa, il ritorno al teatro di Alain Delon. "Sono convinto che adesso, a distanza di più di 30 anni, capiamo meglio il percorso di Fellini..." ma il regista viene interrotto dall'apparizione in scena, su un elevatore, di una fila di sedie e costretto a occuparsi di una serie di problemi tecnici. Ne approfitta per spiegare: "La scena ha tre distinti spazi: in proscenio, la realtà, subito dopo, più indietro, un tapis roulant che introduce il ricordo, i ricordi; e infine, in fondo e in alto, uno spazio peino di materassi: il sogno". |
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-Alvise
Sapori Repubblica 19 Août 1997 |
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